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Il primo post

E sono Felice

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Buongiorno a quelli che mi leggono su questo blogh. Io sono Felice che è contento di scrivere per fare sapere quello che penza. E c’è da chiedersi perché. Ma non c’è risposta. Comunque è bello penzare che le parole si fanno un viaggio sulla carta come se saltassero sull'autobus solo per vedere dove porta. T anto chi legge può penzare quello che vuole e al capolinea tornarsene indietro.

Giorgia, facce sognà

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Cara Giorgia presidente, ti scrivo dal mio pertugio di Via Casalofio, cioè da quella parte di Italia dove abitano quelli senza casa, sgobbano quelle senza lavoro, sperano quelli senza giustizia, spasseggiano quelle senza strade, penzano quelli senza scuola, quelle senza denti mordono, quelli senza documenti esistono, quelle senza speranza sucano le ghiacciole a fragola e i senza reddito quelli a menta, dove sognano i senza patria e i senza intelligenza sognano di sognare, dove i senza letto se lo comprano a rate e ci viene l'insonnia, dove quelle senza rubinette si fottono e i senza luce te la fottono, dove sopravvivono quelli impiccati alla televisione con gli indovinelli per vincere i milioni che non vincono. Insomma dove stanno quelli che non dovrebbero sopravvivere nel mondo ordinato che cara Giorgia ci sta appreparando. Eppure qualcuno ti ha pure votato, penza! Cara Giorgia ti scrivo da quella periferia - che ci hai nel cuore - dove il cielo è dietro il muro della ferrovia dov

Anno nuovo, vecchia favola

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Care amici lettori, vi scrivo dal mio pertugio di via Casalofio, cioè da quella parte di Italia che le giornaliste educatamente chiamano periferia per non dire recesso, che onestamente è una  brutta parola. Purnondimeno con il nuovo anno ci hanno promesso un ponte sullo stretto di Messina o, almeno un nuovo progetto di ponte, che dal 1866 è il più costoso passatempo italiano. Ma ogni favola ci ha il suo perché, così anche il mio periferico sottoscala da cui sogno il mondo. Care amichi, per questo novello anno che si annuncia ricco di buoni propositi e di vecchie réclame mi piacerebbe raccontarvi una vera favola augurale lasciandoci alle spalle l’anno appena passato. Onestamente il 22 ha stato per il mondo un anno difficile da dimenticare e assai frizzante: di botti e fiammate sulla carne della gente ucraina, di corde al collo delle donne e dei ragazzi iraniani, dell’addio a una super regina, di pallonate mondiali in bellissimi stadi fra i fantasmi di migliaia di operai morti per cau

A Ivan e Ivan

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Caro Ivan Ivanovich Nikiforov e caro Ivan Nikiforovich Ivanov, sono Felice che vi scrive. Sì, è vero, ho un po’ fantasiato i vostri nomi solo per scansare la censurazione, ma sono certo che questa mia in un modo nell’altro vi raggiungerà da una parte e dall’altra del fronte.  Da tre mesi ci ho lo sgomento di questa guerra, cioè di quella che tu non chiami guerra, Ivan, mentre per te, Ivan, è guerra. Inzomma, sia come sia, ci ho lo sgomento, anche se sono lontano da voi che ne sapete molto più di me della paura.  Ho tanto penzato prima di scrivervi, strizzando la pezza di cervello che mi ritrovo per rinfrescare le idee, mentre le urla delle televisioni italiani appannavano gli schermi e il mondo cambiava a capofitto. E se scrivo a voi, mettendoci i miei penzieri e il mio cuore, mi perdonerete di quanto non potrò mai veramente capire di voi e della vostra vita. Purnondimeno - chiamatela o no guerra -  a chi altri dovrei scrivere se non a voi che siete alla prima linea e, con rispetto par

Mattarella e le formiche con le ali

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Caro Sergio Presidente Mattarello ti scrivo mentre sei usciere dal Quirinale, esprimendoti tutto il mio dispiacimento che presto ci devi lasciare e ritirarti a vita quasi normale, da comune normale. Magari, caro Sergio, presto ci ritroveremo a Palermo per un caffè che anche io sono abbastanza comune seppure non proprio normale. Ora, caro Sergio presidente usciere, su questa soglia dell’anno nuovo ci viene la malinconia per le tante cose vissute nel vecchio anno e la timida speranza per un nuovo anno. E si, caro Sergio, l’anno vecchio se va e un altro anno ci viene a molestare. E dobbiamo ancora capire come l’impasto del 2022, terzo anno dell’era pandemonica, lieviterà. Che per ogni cosa è problema di impasto e di lievito. E tu ne sai qualcosa visto hai impastato i governi più strambi della nostra curiosa Repubblica. Hai stato il panettiere, il funambolo, il trapezista, il domatore di porcelli più coraggioso di questi tempi chiacchieroni, accollandoti in sette anni i più bizzarri politi

Besoz, i pomodori e l’Ordine Naturale

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Care lettori amichevoli di questo blogghi sconocchiato, sono Felice che vi scrivo questa letterina estiva a ognuno di voi, come una lettera circolare che ve la potete passare l’uno con l’altro, dopo esservi accuratamente lavate le mani. E potete magari pure rispondermi, a piacere vostro, anche in autunno. Attenti però a non mettervi in circolo, che i tempi sono più adatti alle file per due, magari col resto di uno se vi trovate in numero dispari. In circolo, infatti, oltre che favorire i contagi, rischiate di guardarvi negli occhi e di incoraggiare quel sentimento di uguaglianza che, come ci spiegano il senatore Pillon e i suoi amichi, è l’inizio della fine di ogni famiglia e dell’ordine naturale delle cose.  Purnondimeno, care amichi, a proposito di cose naturale, l’estate c’è arrivata di soppiatto a capocollo e come al solito qualcuno non se n’è accorto, per esempio chi doveva pensare ai piani anti-incendio. Certamente se ne sono accorti quelli che ci hanno lasciato la pelle nei cam

Il vecchio, il nuovo anno e il vaccino per i cervelli intasati

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Direttamente dal sottoscala di via Casalofio  il Messaggio originale  di Felice Sghimbescio per il nuovo anno Trasmesso su Radio Sghimbescia il 31 dicembre 2020 QUI PER ASCOLTARLO SU YOU TUBE QUI IL TESTO CERTIFICATO Care amichi, eccoce qua, il vostro Felice non vi ha dimenticato per la via. Lo so che in fondo aspettavate qualche palora sghimbescia per restaurarvi l’umore in questa fine d’anno ammalorato. Lo so che volete giubilare della fine del 2020, vedendolo sdirrubbare giù per le scale dell’inferno per poi chiudervi la porta alle spalle. E so anche che ci avete un brividino che vi sale dal culo su per il cozzo, penzando che magari l’anno nuovo ci avrà voglia di qualche sgherzo con sgambetto disonesto per il futuro prossimo. Eppure cari amichi, è salutare coltivare il buon umore e ricordarse che fortuna e disgrazia sono spesso solo questioni di punti di vista. Dipende da dove guardi il mondo. Penzate per esempio ai vaccini. Nei paesi ricchi dice che ci si potrà vaccinare a tigni

Felice e il Nanoscritto per una salute di ferro

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  Care lettori, lo so che aspettavate la parola sghimbescia per sollevarvi dal vostro umore annerito e affumicato. Ed ecco il vostro Felice che vi scrive dal suo pertugio come un sorcio appena ridestato dal letargo ma finito subito in trappola. Infatti care amichi, dopo una illusionevole estate, rieccoci tutti espressamente ripiombati fra il piombo del terrorismo e il nuovo locchidaun d’autunno! E nella fatica della sopravvivenza non si vede traccia di quella migliorazione dell’umanità che ci raccontavano, ma anzi la più grande confusione di umori. Qui nell’Italia le teatre si sono richiuse e siamo punto e a capo nel mezzo della strada, che il vostro Felice non può nemmeno andare a farci le pulizie.  Tanto, sia in tempo di guerra che in tempo di pace, siamo ormai artisti nel leccare la sarda. Ma per non perdere tempo con i depressionamenti, eccoci subito a sprizzare i buoni consigli per le serate da sorci in trappola che ci aspettano. Così ho preparato per voi la guida più utile che